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Traina pesante

Tecniche > Mare > Pesca dalla barca > Traina
Dopo aver caricato l'attrezzatura da pesca, i viveri, le casse di sarde, e dopo aver fatto il pieno, insieme all’equipaggio lasciamo l'attracco per una battuta al tonno gigante. Già osserviamo il pozzetto, sgombro da inutili presenze ed il campo di lavoro del seggiolino di combattimento libero da ogni ostacolo...siamo pronti ad affrontare una battaglia che potrebbe durare anche parecchie ore.
Giunti in prossimità della zona scelta per la pesca si inizia la pasturazione. Possiamo fare scelte più o meno fantasiose a seconda di quanto conosciamo la zona, ma conviene pasturare abbondantemente l'area prescelta facendo dei larghi giri con la barca al minimo e lanciando fuori bordo una sarda dietro l'altra, continuando sino a ridurre il diametro dei giri in modo da trovarsi, in ultimo, al centro dell' area pasturata. A questo punto prima di fermare i motori, e sempre pasturando abbondantemente, avremo cura di fare un pò di rumore con i motori in modo da essere sentiti dai tonni anche da notevole distanza, proseguendo a barca ferma la pasturazione a galla ed al fondo con una certa regolarità.
Attaccate alle canne da almeno 50 lb immergiamo in acqua due o tre lenze, una senza piombo e con un palloncino come galleggiante al termine del necessario raddoppio della lenza, e l'altra/e con un piombo al moschettone ed un galleggiante posizionato in modo da far lavorare l'esca (le stesse sarde usate per la pasturazione) a non meno di 20-30 m.
Pescando a barca ferma, sarà fondamentale l'avvistamento del tonno, poiché l'eventuale presenza dei pesci sotto di noi denuncerebbe che le esche sono poco invitanti. In caso contrario all'abboccata l'angler porta la canna al seggiolino e fissa le bretelle della cintura al mulinello mentre lo skipper ha provveduto a mettere in moto i motori ed a girare la barca in modo da avere il filo della lenza dal lato che gli risulta più visibile per seguire più agevolmente il combattimento, facendo in modo, se possibile, di mettere l’angler con il Sole alle spalle.
Subito dopo l’abboccata bisogna tenere la canna praticamente orizzontale per non sollecitare inutilmente i passanti guida filo, modificando i valori di frenatura del mulinello in base alla velocità di svuotamento della bobina ed in modo tale da forzare il tonno a compiere sforzi continui e variabili.
Quando il tonno avrà portato via circa 200 metri di lenza si costituirà un sistema talmente elastico da consentire, anche se per pochi istanti, frenature dell'ordine di 50-60 libbre, che contribuiranno a stancare ancor di più il pesce.
Quella che ritengo più entusiasmante è la fase della prima fuga, che è la più violenta, finita la quale si potrà iniziare a recuperare la lenza con continue azioni di “pompaggio”, la cui intensità sarà indicata dalla curvatura che volta per volta assumerà la canna durante l'azione.
Quasi sempre il tonno, almeno inizialmente, patisce questa fase della lotta per prendere fiato, consentendo all'angler di recuperare abbastanza velocemente molto del filo portato via.
Nel caso ripartisse in fuga si ripete la posizione orizzontale della canna aspettando che si fermi. Bisogna pompare solo se il tonno è disponibile a lasciarci recuperare filo, poiché oltre alla rottura si rischia di consumare troppe energie a causa degli sforzi che richiede l'azione.
Spesso il tonno sembra inchiodato al fondo ed insistete a pompare ci distruggerebbe letteralmente, molto più velocemente di quanto potrebbe accadere al pesce. Se lui cede si recupera, se lui forza ci si ferma.
Il tonno molto presto si porta al fondo ed acquista così una relativa tranquillità che lo rende meno combattivo, questo in un primo momento permetterà di recuperare filo piuttosto agevolmente, ma poi il pesce si ferma e, con delle violente e poderose testate, si riprende parte del filo precedentemente recuperato.
Ogni testata è energia dissipata, ed il tonno prima o dopo si mette a nuotare senza dare strattoni. A questo punto quando il pesce smette di strattonare, bisogna sollecitarne la reazione con qualche robusta pompata.
Infastidito, la sua opposizione sarà immediata e di nuovo darà poderose testate. Poi si rifermerà e quindi è necessario sollecitarlo ancora sino a farlo scoppiare.
Possiamo immaginare la scena del tonno che si trova in verticale sotto la barca e che tira con tutte le sue forze in direzione opposta al tiro della lenza.
Il pesce ha un moto che si sviluppa lungo una traiettoria circolare formante la base di un cono il quale ha per vertice l'estremità della lenza sul cimino della canna.
Quando il pesce ruota su questa traiettoria, porta ad esercitare il tiro anche con una componente normale all'asse della canna e parallela alla superficie dell'acqua.
In questa fase la tensione sulla canna è notevolmente alta ed il tonno è ancora perfettamente in grado, specie quando viene stimolato dal pompaggio, di prendersi del filo.
E’ opportuno fare in modo che durante le reazioni del pesce la canna sia in posizione tale da
far lavorare i passanti guida filo nella posizione ideale, altrimenti la rottura della lenza è certa. Ciò e reso possibile dalla rotazione del seggiolino da combattimento, senza trascurare il fatto dell'opportunità di allentare un pò la frizione, concedendo filo non più del necessario.
Ricordiamo che la tensione deve essere tenuta la più alta possibile; se lui cede un attimo bisogna ricrearla subito recuperando anche pochi centimetri di filo.
Il tonno è sotto e continua a girare in cerchio infastidito dal tiro della lenza che non gli consente un assetto normale di nuoto. Prima o poi dovrà muoversi nella direzione dalla quale gli proviene il tiro, pur di recuperare un assetto più favorevole, dando così ulteriore occasione per recuperare lenza. Durerà poco perché il tonno si metterà subito dopo a tirare dalla parte opposta. E con questo tira e molla che, sempre con il tonno in profondità, si giunge ad un certo punto al preciso convincimento che è stanco. Ormai, con le sue reazioni, non è più in grado di prendersi del filo vincendo la resistenza della frizione del mulinello, ma ci accorgiamo che sono passate delle ore e che anche noi siamo affaticati, ma è proprio a questo punto e solo a questo punto che si può forzare l’azione, con pompaggi sempre più vigorosi, per cercare di avvicinare il tonno alla barca.
Il tentare l'avvicinamento prima di giungere a questa fase, affatica eccessivamente il pescatore e porta ad avere un tonno sotto barca troppo arzillo per farsi portare al raffio; il mostro, con i suoi velocissimi traversoni, romperebbe sicuramente la lenza per attrito contro la carena della barca o per taglio da eliche.
Durante l'avvicinamento del tonno, come detto, il pesce con suoi movimenti rotatori, ora che è a 20-30 m dalla superficie, procura dei tiri sulla canna con una sempre più forte componente normale all'asse della canna stessa e parallela alla superficie dell'acqua.
Questi tiri sono difficili da contrastare perché tendono a far girare il seggiolino, che questa volta non deve girare per limitare il più possibile questa rotazione. Ogni cedimento a questo tiro, da parte del pescatore, incoraggerebbe il tonno a proseguire nella stessa direzione portando la lenza immancabilmente sotto la barca. Anche se la lenza tira nella direzione meno indicata per i passanti di norma non si hanno rotture perché non ci sarà scorrimento.
Nel caso in cui non riuscisse questa manovra e la lenza andasse sotto la barca, si molla tutta la frizione (freno a 3-4 libbre) in modo da ridurre il rischio di rottura, mentre lo skipper accesi i motori dovrà compiere una manovra di aggiramento del filo, dopo di che si imposta immediatamente la frenatura massima.
Inoltre non assecondando con la canna i movimenti del tonno, questi sarà costretto a fare giri sempre più stretti man mano che si recupera filo, quindi bisogna accelerare il più possibile l'operazione di avvicinamento poiché il tonno impara velocemente.
Sembra assurdo ma ogni tecnica di difesa viene considerata dal pesce più o meno efficace a seconda che riesca o meno a recuperare della lenza; quindi se tirando in una direzione guadagna qualche metro insisterà a tirare in quella stessa direzione. Ciò vuol dire che, se quando tira lateralmente alla canna lo seguiamo, lui accelererà il suo moto in quella direzione essendo la scelta meno faticosa, fino a mettere il filo sotto la barca.
Arrivati al raddoppio si deve recuperare il più velocemente possibile in modo da portare il tonno in superficie. Nel caso ci fosse una reazione particolarmente robusta da parte del pesce si tiene il raddoppio con la mano “guantata” per impedirgli di riprendere filo.
Con la girella giunta al cimino il wireman dovrà velocemente portare il tonno al raffio e concludere la partita. Indimenticabile!!!
 
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