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La pesca in Amicizia

Tecniche > Storie di pesca
Quando si e decisi a dimostrare di essere un buon pescatore, lo sforzo più grande che bisogna compiere è quello di avere una pazienza infinita insieme ad una fiducia granitica.cattura di Danilo e Antonio - carpa regina 5 kg Considerare l’andare a pesca come un qualcosa che ci fa viaggiare lontano dalla quotidianità e basta, sarebbe sottovalutare l’importanza “didattica” che questo sport compie su molti di noi appassionati, spesso senza che ce ne accorgiamo. Se prima vi parlavo di paziente attesa durante la pesca, provate ad immaginare l’impazienza di poter riaffrontare la sfida sulle sponde di un lago insieme all’amico di sempre, il cui braccio ha ferrato lontano per molti mesi consapevole di gioire e soffrire doppiamente, provate a pensare che il destino abbia ricambiato quella fedeltà facendo ferrare la canna di sinistra dal pescatore di destra… Finalmente dopo troppi mesi, colmata la macchina di qualunque oggetto trasportabile utile, sotto il sole dell’inizio di luglio, abbiamo deciso di armarci e di tornare all’attacco: Villarosa!!! Giunti alla diga Morello verso le 18 ed in seguito ad un’ispezione attenta delle già note sponde, alle 19 siamo in pesca. Dopo aver effettuato l’abbondante pasturazione ad una distanza di 30metri, tre canne ciascuno (lombrico-mais-boiles alla fragola di nostra produzione) stavano li, pronte ad ingannare le nostre prede. Durante i preparativi per la notte, tre pesci gatto di discrete dimensioni non sanno resistere al grappolo di lombrichi, quindi decidiamo di sostituire questa esca con boiles al gusto red harring + smoked salmon di 18mm, ed aspettiamo. Passano le ore, si fa buio, stuoli di zanzare ci girano intorno, ma essendo cosparsi di creme specifiche, avendo acceso un fuoco sopravento, ma soprattutto avendo messo due zampironi ai nostri fianchi, veniamo risparmiati dal massacro. Si sono fatte le 2 e sino ad ora gli unici nostri sobbalzi sono stati provocati dai rumori delle rane che si ritirano sulle sponde, e da un temerario esercito di topi di campagna che rubacchiano le briciole del nostro pasto spartano, ma ecco che ad un certo punto una canna da un segnale, ma la trepidazione che ci assale è subito stemperata dalla cattura di un carassio, di dimensioni mai viste, ma che supera di poco kg 1,6. Il messaggio non è chiaro, che ci fa un carassio nella nassa se le boiles da 20mm a stento gli entrano in bocca?! Non si fa a tempo a decidere sul senso di quella cattura perché non ci sono dubbi su chi stia rubando parecchi metri di filo da una delle canne, grazie all’aiuto del bait-runner. La ferrata e pronta e decisa, ma il furbo ciprinide cambia rotta e nuota velocemente verso riva. La canna ad innesti regge bene, ma il peso imponente del pesce non è tutto in carico, e la scelta di venire verso riva ci permette di recuperare filo senza grossi sforzi, ma arrivata a portata di guadino la carpa incomincia a sfruttare la sua poderosa potenza con una serie di fughe impressionanti. La frizione del mulinello risponde bene, ma proprio quando il pesce sembra sfinito, si sente mollare tutto! Con grande delusione e con mani tremanti dallo sforzo si recuperano quei pochissimi metri di filo rimasto e si analizza il finale: c’è poco da fare, un nodo ha ceduto, errore umano! Il difficile veniva adesso ma si sa chi è più forte tra la delusione e la rabbiosa voglia di crederci sempre, quindi si pastura ancora, ci si ripara dall’umidità della notte, e si aspetta…si aspetta. Sono trascorse più di tre ore, incomincia ad albeggiare, le ossa “rotte”, la schiena a pezzi, ma il pazzo è ancora seduto li che aspetta come se sapesse, e mentre il saggio decide di sgranchirsi le gambe per qualche metro, un urlo, l’ultima canna di sinistra che parte velocemente, ma è pronta la ferrata, così una diecina di fughe ed un esemplare di carpa regina di quasi 5kg è nel guadino. Non è una carpa da record, ma non l’unica dimenticanza è stata quella della macchina fotografica, quindi al ritorno siamo in compagnia di un pesce che riesce a sopravvivere in un laghetto da giardino.La carpa si chiama Catherine, in onore della padrona di casa, ma è strano che sia proprio il nome a cui un messaggio in una bottiglia vagante si è rivolto per anni…Come è bello questo sport, questa arte da trasmettere ai nostri figli grazie ad un’amicizia che vivrà per sempre
 
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